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Lettera a Mastella


Egr. Ministro Clemente Mastella

Dopo aver parlato telefonicamente con la sua segreteria, Le scrivo personalmente questa mail a seguito dei vari articoli pubblicati dalla stampa relativi alle cosiddette “censure” fatte o ipotizzate su programmi e fiction nel caso specifico sul tema della mafia per porLe un paio di domande.
Mi sento in dovere di scrivere direttamente a Lei in quanto come giornalista ma soprattutto come cittadino per molti motivi mi trovo a discutere di questi temi nelle varie convention e nelle scuole dove presentiamo il suddetto libro e l’interesse primario è far conoscere e capire ai giovani, nel mio caso tramite la straordinaria esperienza delle Radio Libere, come essere critici nei confronti dei messaggi imposti dai media, per poter meglio avere una propria coscienza, indipendenza intellettuale e senso civico, che è alla base di una seria democrazia e convivenza civile!
Non sta a me dirLe che negli attuali palinsesti televisivi imperversa, mi scusi il termine, una straordinaria “imbecillità” con una fortissima mancanza di cultura e di ideali, dove però abbondano ignoranza, volgarità e soprattutto modelli sbagliatissimi per i giovani.
Quello che è grave e anche conseguentemente ovvio, è che questi modelli vengono presi per buoni e quindi imitati, sì, è fondamentale il ruolo della famiglia, e importante il ruolo della scuola, ma di fronte ai modelli comportamentali imposti dalla Tv, di fronte al facile successo ad ogni costo, sia la famiglia che la scuola, ma posso aggiungere anche quello della giustizia, si trovano spiazzati.
Basta vedere la cronaca o ciò che accade nelle aule scolastiche e negli stadi, questi giovani proprio per spirito di emulazione e forse spinti da un disagio sociale, spesso inesistente, ma condizionato da modelli irraggiungibili, si trovano a estremizzare situazioni e comportamenti non sempre coscienti dei limiti,dei margini tra il bene e il male e della legalità, del fatto stesso.
Detto questo, anche in modo molto critico nei confronti dei media, mi trovo spiazzato sia sotto il profilo personale semplicemente come padre di un adolescente che sotto il profilo professionale quando leggo di un’ipotetica o reale “censura” che verrebbe, e volutamente uso il condizionale, praticata su trasmissioni che peraltro da non amante della fiction, ho visto.
Mi consenta e non me ne voglia, ma come scrivo: il passato aiuta a progettare il futuro, e quindi quando si parla di “censura” ipotetica presunta o in quale altro modo vogliamo dire, devo conseguentemente costatare che la nostra, quella tutta italiana, probabilmente non è una democrazia compiuta.
In pratica se chi parla di Mafia, o altro, quindi della storia del nostro paese, bene o male che sia, non manda un messaggio né “socialmente utile” né educativo, mi domando: nel nostro Paese chi ha questo ruolo? Forse i Grandi Fratelli o gli Isolani o Le Fattorie o peggio, perché scagliarsi contro chi con grande impegno di risorse economiche personali e morali affronta le ombre della nostra storia deve essere additato? Perché i nostri giovani non devono conoscere la storia di Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, Riina, Buscetta, Greco, Liggio, che nel bene e nel male hanno segnato la storia dell’Italia? Forse è meglio un popolo di Grandi Fratelli? In mio figlio, tredicenne, quel film ha suscitato grande interesse, ha posto domande, si è documentato, ha voluto conoscere meglio quella parte di storia che non ha vissuto tramite i telegiornali dell’epoca. C’è qualcosa di male? Allora perché la censura? Perché celare la realtà?
Gentile Signor Ministro, si fa presto a dire “i genitori devono fare … gli insegnanti devono dire …” mi creda, siamo soli, soli come genitori, come insegnanti e come educatori, lo Stato Italiano ha il dovere di aiutare partendo proprio dalla cosa più semplice come i media, in particolare la televisione, che è una grande “educatrice”, lo è sempre stata fin dagli albori quando ha insegnato l’italiano agli italiani con lezioni vere e proprie di lettura e scrittura. Quella sì che era istruttiva!
Lo Stato Italiano ha il dovere di aiutare a recuperare i nostri giovani che sono un bene prezioso, una fonte inesauribile di risorse, ma spesso sono lasciati soli di fronte a falsi ideali, falsi modelli che essi ammirano, bramano e stimano ma che ovviamente non riusciranno mai a raggiungere e a quel punto, sentendosi perdenti, “falliti” sono soggetti ad intraprendere strade alternative per mettersi in evidenza, ed ecco il bullo, il teppista, l’ubriaco, e perché no … l’omicida, basta occupare la prima pagina dei giornali!
Non sono né un sociologo né un demagoga, ma sono uno dei milioni di italiani che si impegnano nel sociale e in politica e al mattino alzano “il bandone” come si dice in Toscana e tirano, anche volentieri, la carretta, …tutto questo mi indigna.
Da operativo e da uomo che vive il territorio, vorrei farLe una proposta: proprio mercoledì 5 ho un incontro organizzato in collaborazione con il Comune di Pistoia all’Istituto Statale d’Arte di quella città per parlare di questi temi con gli studenti. Perché dunque, compatibilmente con i suoi impegni, non approfitta di questa opportunità, ma anche di molte altre che stimo organizzando, per parlare direttamente con i giovani, perché non spiegare loro ciò che è meglio o peggio per il loro futuro, perché non scendere sul territorio a far toccar con mano anche i ruoli dell’informazione al fine che i giovani non si sentano abbandonati da parte delle istituzioni e quindi dallo Stato. Non è retorica, la politica ha bisogno di confronto e di dialogo partendo dal basso, anche i grandi castelli si costruiscono partendo dai mattoni e i giovani sono i dirigenti di domani.
Se si vuole ottenere fiducia bisogna prima, saper dare fiducia!
Grazie per la Sua attenzione.

Paolo Lunghi



 

 

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