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Una Vita da Ultrà

il libro per Emiliano Del Rosso
Athos Bagnoli - Fabrizio Fioravanti - Claudio Del Rosso - Paolo Lunghi



Il libro è stato pubblicato come libro celebrativo per il primo anniversario della morte del capo ultrà Emiliano del Rosso, morto in un incidente stradale il 7 dicembre del 2004.
La particolarità e il risalto mediatico che ha avuto il tragico evento è dovuto, oltre alla notorietà del personaggio all’interno del mondo ultrà, alla particolarità, della celebrazione funebre, che in omaggio al tifo organizzato e perchè chiesto da Emiliano, prima della tragedia, è stato celebrato all’interno dello stadio Castellani di Empoli dove il coinvolgimento e la partecipazione del mondo ultrà e dei mezzi di comunicazione è stata altissima.
La particolare celebrazione, la prima nel nostro paese, ha ovviamente avuto una risonanza all’interno dei gruppi di ultrà che, grazie ai mezzi di comunicazione e soprattutto ad internet ha portato ad avere testimonianze di stima e solidarietà da tutto il mondo, quindi ha visto coinvolti nell’evento commemorativo la stragrande maggioranza dei gruppi ultrà di tutto il mondo.
Da qui nasce il libro celebrativo, dalla volontà dei genitori, del coordinamento tifosi empolesi e da qualche amico, di sviluppare e divulgare l’importantissimo “segnale” scaturito.
Il libro di 160 pagine racchiude un’ampia raccolta fotografica a colori delle varie fasi della vita di Emiliano, compresi i passaggi più tragici del funerale, e foto di striscioni di testimonianza, esposti nei più importanti stadi italiani,  una parte di commenti di giornalisti ed addetti ai lavori, e il grosso del libro è stato scritto, inserendo una raccolta di testimonianze che i vari gruppi ultrà sparsi per il mondo e da tutti i tifosi legati alle società italiana, hanno inserito sul “muro” del sito dei “Rangers” solo nel giorno dell’anniversario, dal Milan al Palermo, dal Catania all’Atalanta, dal Pisa al Genoa, dal Basilea al Bordeaux dal Chicago al Berna, e avanti….
Il libro però non ha solo uno scopo celebrativo, leggendo i messaggi contenuti, fa uscire un quadro molto diverso da quella che è l’idea comune del mondo ultrà, e questo è il vero importante messaggio che scaturisce.
Gli incassi del libro, (le copie stampate sono già state esaurite ) non hanno avuto un prezzo di copertina, ma è stato distribuito dal coordinamento tifosi empolesi chiedendo un contributo utilizzato per l’acquisto di apparecchiature mediche per la pediatria dell’ospedale di Empoli.


La presentazione del libro:









Introduzione

Il 7 dicembre 2004, alle prime luci del giorno, Emiliano del Rosso, tradito da un colpo di sonno, si schianta con la sua auto in un albero nella Provinciale che conduce da Empoli a Montespertoli. Ha 29 anni. Sua moglie Silvia aspetta un bambino: nascerà a febbraio. Empoli si sveglia e la notizia della morte di Emiliano comincia  a fare il giro della città. E' una Empoli incredula e sbigottita quella che nelle ore seguenti si raccoglie intorno alla camera mortuaria dove il corpo di Emiliano viene portato poche ore dopo l'incidente. E' una Empoli col respiro pesante e con poca voglia di parlare. E' strano: in città scende un improvviso silenzio. Il rumore della vita che continua indifferente il proprio cammino dà quasi fastidio, ci rende ancor più incomprensibile questa tragedia, la strappa dalla nostra ragione e la consegna al cuore, lì dove si mescolano i ricordi, la nostalgia, le immagini, le voci. La mia città…. a volte così indifferente e cinica….riesce ancora una volta a riscoprire di avere un'anima e quest'anima piange. Senza vergogna, senza falsi pudori, con la dignità di chi sa di avere perduto non solo un amico ma anche un pezzo della sua storia. Storia di calcio. Di quel calcio che qui a Empoli è quasi un “fenomeno” da studiare, con la stampa nazionale che a volte si accorge del miracolo di questa piccola città di provincia che riesce a portare la sua squadra per sei volte in serie A, dove un allenatore può anche perdere sei partite di fila e trovare i tifosi che gli offrono il caffè, dove i giocatori vanno a fare la spesa al supermercato e parlano d calcio col cassiere, dove tutti ci si conosce e ci si saluta, dove i giocatori perdono una partita decisiva per la salvezza ed escono dal campo tra gli applausi. Che strano calcio c'è qui!! La gente riscuote regolarmente gli stipendi, la Società non ha debiti, i dirigenti, i tecnici e i giocatori si incontrano settimanalmente con i tifosi e raccontano la loro vita. Il “fenomeno Empoli” scrive e dice qualcuno. E' questo. Emiliano del Rosso è figlio di questo “fenomeno”.  La sua vita di ultras lo racconta meglio di ogni altra cosa: si va alla partita ogni domenica, si segue la squadra in trasferte infinite e in viaggi al limite dell'allucinazione ma non si dimentica la vita che sta sotto la tribuna. Nel settembre 2004 (ero presente!), ad un incontro organizzato presso la sede dell'Unione Clubs Azzurri col presidente dell'Empoli Fabrizio Corsi, Emiliano disse “Presidente, si può anche retrocedere ma l'importante è che la nostra Società sia sana… Non vogliamo debiti noi!!”. Dallo stadio possono arrivare anche messaggi che vanno oltre il fatto sportivo in sé. Per questo Emiliano  era sempre in prima linea quando 'era da partecipare ad iniziative contro il razzismo, quando c'era da raccogliere fondi da destinare ad un progetto in Chiapas, il Bae, e tante altre cose ancora.
Emiliano era decisamente un capo ultras dotato di grande autorevolezza. Ma questa autorevolezza l'aveva conquistata non con i classici stereotipi della durezza e del machismo ma con i sani principi a cui era legatissimo: l'altruismo, la generosità, la sensibilità umana e sociale.
Il funerale di Emiliano si è svolto nello stadio “C. Castellani” di Empoli.
Il primo funerale in Italia all'interno di uno stadio. Erano presenti tifosi di ogni parte d'Italia e di ogni bandiera. Ognuno a portare il suo ricordo, la sua commozione, la sua sincera partecipazione.
E così Emiliano ha saputo essere presente anche lì, a dirci che il mondo ultras è anche questo incrocio di rispetto e silenzio nel quale si possono nascondere gesti di grande tenerezza….come tutti quelli che nei giorni seguenti si sono succeduti in tutti gli stadi d'Italia ed a Empoli.
Dal giorno della morte di Emiliano, in occasione di ogni partita che si è disputata ad Empoli, qualunque fosse la squadra, la tifoseria “avversaria” ha cantato il suo nome, ha esposto striscioni. E striscioni e cori ci sono stati in ogni stadio d'Italia. Un fatto senza precedenti.
Ci siamo fatti tante domande, abbiamo cercato di capire tutto questo, anche noi che non siamo ultras e che viviamo la partita con lo stesso cuore pieno di passione ma con un modo diverso di guardare alla squadra e al calcio, più “borghese” forse, a volte più incline anche alla critica ed al giudizio. 
“L' EMPOLI NON SI DISCUTE…SI AMA!” recita uno striscione esposto ogni domenica in maratona ad Empoli. E' il modo ultras di vivere il calcio. Un modo che noi troppo spesso ci affrettiamo a liquidare dietro giudizi sommari e condanne di massima, senza conoscerne le realtà, le persone, la vita.
Con questo libro vogliamo perciò non soltanto ricordare un amico ad una anno dalla sua scomparsa ma riflettere anche su come e perché, in un mondo del calcio sempre meno “umano” e sempre più “business”,  sia stato possibile questo enorme abbraccio ad Emiliano. Vogliamo, nel nome di Emiliano, regalarci la “fatica” di qualche domanda che ci schiodi dalle nostro poltrone fisiche  mentali e ci costringa a guardare in faccia quello che accade intorno a noi, non negli universi dorati e virtuali del calcio-Tv e del calcio-show, ma nel cuore e nella mente di chi permette ancora che il calcio conservi intatto il suo fascino e la sua carica di passione e di sogni: i tifosi.
Chiudo rubando un passo di una bellissima lettera scritta da un ragazzo (me ne scuso col legittimo autore: S.M. di Roma)  su un quotidiano pochi  giorni dopo la morte di Emiliano: “In un calcio ormai in pieno declino e avviato verso una graduale privatizzazione, con la trasformazione dei suoi appassionati in “clienti”, degli affetti in “merchandising” e dei protagonisti, i calciatori, in “macchine da gioco”, era giusto ricordare un ragazzo che si è sempre battuto affinché lo sport più bello del mondo venisse ridato al suo legittimo proprietario: il popolo.
Ciao Emiliano, che la terra ti sia lieve”.
Fabrizio Fioravanti
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la Cerimonia Funebre allo stadio Castellani




 
La retorica non è il mio forte, ma questa è la vita, nella sua incomprensibile e spesso iniqua logica, cosa dire per commemorare un “giovane” nel giorno del primo anniversario della morte, cosa dire per dare un segno di solidarietà alla famiglia, vi immaginate i sentimenti di un padre, di una madre, al momento dell'annuncio della “sentenza divina”, già eseguita, che sia fatalità, destino, o altro, il risultato non cambia, credo che su questa terra non esistano parole possibili per dare senso ad un evento così tragico, non solo per chi se ne Va, ma soprattutto per chi rimane, il babbo la mamma, il fratello, la moglie in “dolce” attesa e il futuro figlio…….
Non ho parole, Ciao Emiliano!
La “partita” della vita per Emiliano, si è conclusa, e ci auguriamo tutti che adesso “viva” in pace e tranquillità nel Paradiso degli ultràs, concetto che oltretutto è uscito più di una volta nei messaggi di condoglianze, nonostante la visione ipoteticamente atea dei gruppi ultràs.
Il segnale scaturito e lanciato da questo tragico evento, forse come eredità, rimanga, sia preso per esempio e portato avanti.
Pensando da non ultrà e leggendo queste poche pagine “di vita vissuta” prima di inviarle alla stampa, non avendo mai messo piede in curva, e conoscendo il mondo ultrà, solo “per sentito dire” ho notato, e probabilmente capito, con molto piacere, che l'eredità uscita dal “fattaccio” al di là della tragicità della morte, è un eredità pesante, importante, piena di valori, le testimonianze che sono uscite, in modo trasversale dai gruppi di tifosi sparsi per tutto il mondo, dagli USA, all'Asia, all'Europa, a tutti i gruppi Italiani, sono messaggi importanti, parole e concetti profondi di: solidarietà, rispetto, amicizia, onore, libertà, che oltre ad ogni rivalità spesso estremizzata nella “lotta” per il tifo alla propria squadra del cuore, ha trovato un importante sorta di unione mondiale e multimediale, grazie anche alle nuove tecnologie e internet, nella logica di uno spirito di gruppo, di appartenenza, della ricerca, intrinseca nell'uomo, di identità, che probabilmente, grazie a questo evento, e questa volta è il caso di vedere la tragedia in modo positivo, è servito e servirà a dimostrare che nonostante tutto, e questo è il “miracolo”, in momenti particolari ci può essere sempre un accordo, un dialogo, uno spirito di amicizia e di solidarietà, se non altro i gruppi ultràs ci hanno fatto vedere un lato della medaglia che in questo mondo di egoismo e apparenza, non siamo abituati a vedere, oltre ad esprimere un fondamentale concetto: anche il calcio può essere “vissuto” pur nella diversità ed estrema rivalità, sotto un'unica bandiera.
E questo è il mio augurio, grazie, grazie ad Emiliano, questo lo dobbiamo a lui, alla sua serietà, agli ideali in cui ha creduto, al carattere e all'impegno che ha avuto nel portare avanti, nella sua breve vita,  il progetto ultrà.
Questo libro che, vuole si essere una commemorazione nel ricordo di Emiliano “il Grande Orso” ma soprattutto essere, come una Fenice, un messaggio di rinascita, per la nostra vita, per la nostra fede, con uno spirito di fratellanza.
Qui inizia una nuova “partita” tutta da “giocare”, qualcuno prenderà il testimone, qualcuno o molti l'hanno già preso, questa è la logica di vita che ci piace, una logica per “fare, costruire” con amicizia, solidarietà, inseguendo anche un ideale qualunque esso sia, ma privilegiando i rapporti umani, la persona nel suo essere, a prescindere dal “colore” della pelle o della maglia,  per noi e soprattutto per la più importante eredità lasciata, suo figlio……..
Grazie a tutti.
Paolo Lunghi

 



Premio Emiliano Del Rosso


 

 

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