Ouverture

dell' On. Tana De Zulueta
Vicepresidente Commissione Esteri Camera dei Deputati

Partendo da una tra le centinaia di piccole radio libere che sono sorte su e giù per l'Italia negli anni settanta, Paolo Lunghi traccia la storia non solo di un'emittente, ma di una piccola rivoluzione culturale. Quella delle radio libere fu un sommovimento sociale di cui gli stessi protagonisti non erano del tutto coscienti. Erano partiti, come narra il libro, per divertirsi, per trovare nuovi modi di comunicare, e hanno cambiato il mondo. L'esperienza diretta era dunque il modo migliore per raccontare, partendo dall'antenna montata su un tetto di Empoli e dal trasmettitore installato nel garage della nonna dell'autore. I protagonisti di 'Radio Empoli International' erano, malgrado il nome, ragazzi italianissimi, toscani ed empolesi prima di tutto. Di internazionale c'era solo la musica, travolgente, di quell'epoca, e il loro desiderio di "aprire una finestra sul mondo".
I conduttori erano assolutamente privi di esperienza, ma qualche idea, come scrive Lunghi, ce l'avevano. E evidentemente anche talento. Le radio libere furono, infatti, una vera fucina di nuovi talenti. In campo mediatico, ma non solo. Con le radio libere il mestiere di agente pubblicitario decollò, ma nacquero anche nuovi modi di fare politica, nuove esperienze giornalistiche, e soprattutto nuovi spazi di libertà.
La libertà, dai padroni, dai poteri vari del mondo della politica e dell'impresa: era questo l'aspetto più coinvolgente dell'esplosione delle piccole radio locali. All'epoca della nascita di Radio Empoli International e delle sue consorelle sparse per l'Italia ero una giornalista alle prime armi, intenta a raccontare una società in fermento. Le radio libere erano uno tra i tanti lieviti che stavano scuotendo l'Italia. Per chi osservava dall'estero forse il segnale di cambiamento più forte fu il referendum sul divorzio. Quando vinse il 'si', i vecchi corrispondenti si resero conto che l'Italia sotto i loro occhi forse non era più quella, un po' folcloristica e fin troppo prevedibile, che avevano raccontato ai loro lettori. Ai giovani, come me, i capi redattori chiedevano qualcosa di diverso. Scrissi delle radio libere, di femminismo, di pretori d'assalto, di battaglie ambientaliste, e, purtroppo, di violenza politica: come ricorda Lunghi, era l'epoca delle BR, ed era attiva anche la destra eversiva. Movimenti ed eventi che hanno lacerato il paese. Nel racconto di Lunghi se ne sente una eco attutita: Empoli era, ed è, una città tranquilla. Ma lui stesso ritiene che l'esperienza delle radio libere rappresentò un percorso alternativo per chi, magari, era stato tentato da strade più perigliose, dalla droga alla lotta armata.
Le radio furono di tutti i tipi. In seguito alla musica, il primo vero, grande motore della moltiplicazione delle emittenti, c'era la politica, o, più semplicemente, una battaglia civile. La battaglia per la legalità di Peppino Impastato, costruita intorno ad una piccola radio libera, è stata racconta con molta efficacia nel film 'I cento passi'. Il film fa rivivere, per chi non ha vissuto quell'esperienza, il vento di libertà rappresentato dalla radio. Passavano le canzoni diventate bandiere per tanti giovani in tutto il mondo, arrivarono anche spensierati turisti nudisti, per la felicità dei maschi siciliani, ma la realtà, quella che conta, in Sicilia non cambia così facilmente, e Peppino finì morto ammazzato, con la struggente canzone Summertime di Janis Joplin che risuonava dalla radio accesa della sua macchina. Per fortuna la stragrande maggioranza delle radio libere non subirono uno stop così brutale.
Passata l'epoca dello spontaneismo, alcune radio si sono consolidate, altre, tante, sono scomparse, e con loro, forse, una parte del vento di libertà che avevano rappresentato. Alle radio libere Lunghi attribuisce il merito di essere state il primo mezzo mediatico interattivo. Una specie di anticipazione di quello che le nuove tecnologie di oggi possono fare, ma che solo in parte realizzano. Almeno per quanto riguarda la televisione.
E oggi? Per quanto riguarda la politica non sono sicura che l'esperienza delle radio libere sia stata capita e valorizzata fino in fondo. Una piccola radio può essere il luogo giusto per confronti veri (mi ricordo di un bel duello con il mio contendente al Senato, l'ex-ordinovista Giulio Maceratini, ai microfoni di Radio Città Futura) e soprattutto può essere una sede dalla quale rendere conto al proprio territorio di elezione del lavoro in corso. Non avviene spesso.
Alle radio libere è toccato, e tocca tuttora, un compito gravoso: quello di rappresentare un antidoto allo schiacciante ed omologante monopolio mediatico di RAI e Mediaset. Quando le risorse del settore audiovisivo sono in larga misura concentrate nelle mani di due soli contendenti è la libertà a rimetterci. Questo è il cuore dell'anomalia italiana, che non viene sanata dall'uscita di Silvio Berlusconi dal governo. L'Italia era molto giù nella famosa tabella di Freedom House, anche prima dell'ultimo governo Berlusconi, non solo per colpa del duopolio, ma anche per il controllo che la politica esercita sull'informazione, in particolare quella del servizio pubblico. I casi di censura raccontati da Sabina Guzzanti nel suo bel film 'Viva Zapatero' non hanno pari nel mondo civile. Da qui l'importanza del suo appello "per una RAI libera dal controllo dei partiti", lanciato dopo l'uscita del film. Da quest'appello è nata una proposta di legge di riforma del settore radiotelevisivo scritta da un gruppo di giornalisti e giuristi che si riuniva nel mio ufficio al Senato. La nostra proposta, volta non solo a garantire l'indipendenza dell'informazione, ma anche a ripristinare condizioni di vero pluralismo (di accesso alle frequenze, oltre che alle risorse), è diventata una iniziativa di legge popolare, sulla quale si sono raccolte oltre 50.000 firme, tra cui anche quella di Paolo Lunghi.
A fare incrociare le nostre strade, infatti, non sono state solo le stelle. (Lunghi racconta che la congiuntura astrologica che si è rivelata più felice per le sue iniziative è quella della Bilancia, che è anche quella sotto la quale sono nata.) Dopo avere letto il suo libro ho capito che quello che ci accomuna è il nostro amore per le voci libere, veramente.